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200Giulio M. Facchetti

     Barthel, etnologo e poi professore all'Università di Tubinga, riscoprì nel 1954 il "canto di Metoro" e gli appunti manoscritti di Jaussen e giunse a pubblicare, nel 1958, un libro ancor oggi fondamentale per la materia, intitolato Grundlagen zur Entzifferung der Osterinselschrift (Fondamenti per la decifrazione della scrittura dell'Isola di Pasqua), contenente una classificazione dei circa 600 segni (il suo sistema di numerazione è ancora in uso), un'edizione di tutti i testi conosciuti (Corpus Inscriptionum Paschalis Insulae), oltre a notizie storiche, commenti alle letture di Metoro, tentativi di interpretazione.

     Barthel ebbe altri grossi meriti, come quello del riconoscimento dell'importante "calendario lunare" sulla tavoletta C (Mamari), uno dei pochi punti fermi per ogni tentativo di decifrazione, tuttavia egli commise l'errore di attribuire troppa affidabilità alle letture di Metoro e su di esse imbastì una serie di interprezioni infondate.

     Già nel 1940 Alfred Métraux aveva brillantemente chiarito che Metoro non aveva in realtà letto, coerentemente e nella loro interezza, i documenti sottopostigli, limitandosi a dare brevi descrizioni di ciascun segno, come mostra per esempio la "lettura" metoriana dei primi ventuno segni consecutivi della riga undicesima del lato posteriore (Bv11) della tavoletta B (Aruku-Kurenga), di cui si fornisce anche la traduzione, tratta dallo stesso Métraux:11


11 A. Métraux, Ethnology of Easter Island, in "Bernice P. Bishop Museum Bulletin", 160, 1940, p. 396 s.


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