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ANTROPOLOGIA DELLA SCRITTURA201

     1. Kua huki. 2. Ko te ariki. 3. Tere ki te vai. 4. E tangata moe ra ki te huaga e. 5. Kua tuu ko te toga. 6. Ma te tapa mea kua haga. 7. Kua haati ia te kava. 8. Ma te tapa mea kua haga. 9. Kua haati ia te kava. 10. E tangata rua kua oho, kua hua. 11. Ma to ihe. 12. E i raa. 13. E i te haga (probabilmente per huaga) era. 14. Ko te rei. 15. Kua oho ki te henua. 16. Kua tupu ia mua i te aro. 17. E tangata oho era. 18. Ki to kava e. 19. Ka oho te rei. 20. Tangata itiiti. 21. Ma to kava.

     1. Egli è trafitto. 2. È il re. 3. Andò nell'acqua. 4. L'uomo sta dormendo contro il frutto che matura. 5. I pali sono sistemati. 6. La patata rossa sta crescendo. 7. La pianta kava è spezzata. 8. La patata rossa sta crescendo. 9. La pianta kava è spezzata. 10. Due uomini andarono, sta fiorendo. 11. Come il pesce-ago. 12. E il sole. 13. Sta fiorendo. 14. È un pettorale (rei-miro). 15. Egli torna alla terra. 16. Esso è cresciuto davanti a lui. 17. L'uomo partì. 18. Verso la tua pianta kava. 19. Qui viene il pettorale (rei-miro). 20. Uomo molto piccolo. 21. Come la tua pianta kava.

PARTE INIZIALE DELLA RIGA BV11 DELLA TAVOLETTA ARUKU-KURENGA

     Una nota di Jaussen citata da Barthel a p. 191 dei suoi Grundlagen mostra d'altro canto che il vescovo stesso era conscio di questa lettura "descrittiva" e "segno per segno": «con un dito sul segno, mi sforzavo di scrivere soltanto la parola essenziale del suo canto» («un doigt sur le signe, je tâchais de ne plus écrire de son chant que le mot essentiel»).

     Acutamente e giustamente Métraux non mancò di fare osservare che, anche se Metoro non era un vero conoscitore del funzionamento del sistema di scrittura rongorongo, egli tuttavia mostrava una certa pratica nel riconoscimento dei segni e non solo di quelli dall'iconismo più marcato (cioè facilmente individuabili dalla forma del disegno), ma anche di quelli dal tratto più convenzionale: si confrontino per esempio i segni 3 per vai "acqua" e 11 per ra'à "sole" della sequenza appena esaminata della tavoletta Aruku-Kurenga.

     Dunque, verosimilmente, Metoro aveva ricevuto qualche infarinatura sul repertorio dei grafemi (cioè dei segni della scrittura), senza però essere stato istruito sulle loro "funzioni" nell'operazione di trascrizione di un enunciato, vale a dire sui meccanismi della loro associazione nel sistema scrittorio rongorongo.


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