202 | Giulio M. Facchetti |
Così se il rongorongo è, come mostra ogni indizio, un sistema di scrittura di tipo ideografico,12 ci si dovrà attendere di trovarvi fonogrammi (segni fonetici), logogrammi (segni-parola) e determinativi (segni specificatori del significato), con la possibilità di segni polifunzionali (usati per esempio come fonogrammi o come logogrammi a seconda del contesto) e segni polifonici (cioè con più di una lettura fonetica possibile). Metoro sapeva (in molti casi) riconoscere esattamente l'oggetto raffigurato, ma non era più in grado di dedurne la funzione nel preciso contesto, leggendo tutti i segni come se fossero logogrammi (segni-parola). Sarebbe come se qualcuno, edotto sul preciso valore iconico dei segni geroglifici egiziani traducesse la sequenza
con: "il giunco fiorito, la quaglia, la pianta (e) il pane (sono del) re; il gufo (è sulla) tana (della) vipera".13 Ignaro delle diverse funzioni dei grafemi (fonogrammi, logogrammi, determinativi) il nostro interprete non sarebbe mai in grado di pervenire all'esatta traduzione: "il re è nella sua casa" (la traslitterazione convenzionale in antico egiziano è iw nsw m pr.f), tuttavia egli ci fornirebbe informazioni interessanti, per esempio, sul primo, il quarto e il penultimo segno, precisandoci la natura, non sempre autoevidente, dell'oggetto raffigurato (rispettivamente un giunco, un pezzo di pane e una casa). 12 Secondo la definizione adottata supra, nel capitolo 3. 13 L'unica differenza dal caso di Metoro sta nel fatto che egli pronunciava le sue "interpretazioni" nella lingua che effettivamente soggiace alle iscrizioni rongorongo. |