228 | Giulio M. Facchetti |
Riproduco infine, quasi nella sua interezza, il messaggio inviatomi l'11 ottobre 2002 dal curatore del sito The Rongorongo of Easter Island (www.rongorongo.org; la cui funzione essenziale nella diffusione dei dati e nel progresso delle ricerche sulla scrittura rongorongo si è già ripetutamente sottolineata), al quale, nelle more di stampa del presente volume, ho spedito una copia dell'appendice. Tale inserimento è giustificato non (solo) dalla mia vanità per i lusinghieri apprezzamenti, ma in primo luogo dalle notevoli controriflessioni in esso contenute, come per esempio quella relativa al segno 002 quale possibile indice di reduplicazione. Analoghi procedimenti, sia pure non per raddoppiare la radice ma per trascrivere il duale e il plurale, sono ben noti anche nel geroglifico egiziano, in cui, per esempio, ntrw "dei" era scritto (specie nelle fasi più antiche) con la triplicazione del logogramma ntr "dio", cioè come, trascrizione poi sostituita (e semplificata) tramite l'impiego del segno di triplicazione o pluralità, cioè come . I find your grasp of the rongorongo quite remarkable, all the more so that the data are quite difficult to obtain, and you must have spent much time researching for the appendix to your book. The only source, Barthel's "Grundlagen", can only be found in the libraries of a very few universities, and the C.E.I.P.P., who produced a very useful transliteration of the tablets, is an almost unknown organisation. That is why, in February 1999, after extensive Web searches, finding almost nothing but Rjabchikov on the subject, I felt that something had to be done, and after a month spent looking for a reliable and affordable Web host, I created www.rongorongo.org. Your interpretation of the group 008.078.771, page 204, is very interesting. I never thought that the Jaussen lists were worth anything more than a historical mention, and so I never paid close attention to Metoro's readings. But 078 = higa = "to fall", that is an interesting suggestion. As for 711, yes, "hiti" is the name of a fish, but Englert also gives it as "Cuando los peces se llegan a las piedras de la costa en busca de insectos entre la algas marinas, se dice: "he-hiti te îka", which rather fits the meaning "to (re)appear" also applied to the moon, or to celestial objects. So your interpretation is definitely quite interesting. |