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196Giulio M. Facchetti

     Nel 1868 gli abitanti dell'isola ammontavano a circa 900 unità; nel 1875, poi, circa 500 Pasquensi risultano essersi trasferiti a Tahiti per lavorare sotto contratto nelle locali piantagioni di canna da zucchero, così che nel 1877 erano rimasti a Rapa Nui solo 111 nativi (aumentati a 155 all'epoca del viaggio di Thomson, nel 1886).

     Nel 1888 l'isola fu poi annessa dal Cile al suo territorio nazionale; da allora, pur attraverso altri soprusi e maltrattamenti cessati solo nel 1965, la popolazione è cresciuta fino a oltre 2000 abitanti. Dal 1967, con l'apertura dell'aeroporto, i contatti con il resto del mondo sono ormai normali e frequenti.

     Questa rapida presentazione delle ultime (spiacevoli) vicende storiche dell'isola (specialmente la tragica deportazione del 1862) fa capire il motivo per cui la conoscenza del funzionamento dell'antica scrittura indigena rongorongo sia andata perduta assieme a molti altri tratti della cultura ancestrale.

     3. La "scoperta" della scrittura

     La prima menzione nota della scrittura rongorongo si trova in una lettera datata dicembre 1864 e consistente in una lunga relazione sulle condizioni dell'isola, inviata dal missionario Eugène Eyraud al vice-provinciale della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria di Valparaiso (Cile).

     La lettera fu pubblicata nel 1866 negli Annales de la Propagation de la Foi e il brano che ci interessa si trova a pagina 71 del volume 38 di detti Annales: «In tutte le capanne si trovano delle tavolette di legno o dei bastoni ricoperti di numerose specie di caratteri geroglifici: sono delle figure di animali sconosciuti sull'isola, che gli indigeni tracciano per mezzo di pietre taglienti. Ciascuna figura ha il suo nome, ma la poca considerazione che hanno per queste tavolette mi induce a pensare che questi caratteri, resti di una scrittura primitiva, sono ora per loro un'usanza che conservano senza cercarne il significato».9


9 « Dans toutes les cases on trouve des tablettes de bois ou des bâtons couverts de plusieurs espèces de caractères hiéroglyphiques: ce sont des figures d'animaux inconnues dans l'île, que les indigènes tracent au moyen de pierres tranchantes. Chaque figure a son nom; mais le peu de cas qu'ils font de ces tablettes m'incline à penser que ces caractères, restes d'une écriture primitive, sont pour eux maintenant un usage qu'ils conservent sans en chercher le sens».


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