ANTROPOLOGIA DELLA SCRITTURA | 197 |
Padre Eyraud morì di tubercolosi a Rapa Nui nel 1868, a quanto pare senza aver più avuto occasione di parlare di rongorongo, nemmeno con i suoi collaboratori alla missione. Ma proprio nell'anno della morte di Eyraud gli isolani, recentemente convertiti, avevano inviato a Tepano (già Florentin Étienne) Jaussen, vescovo di Tahiti, un omaggio consistente in un lungo intreccio di capelli umani avvolto attorno a un vecchio pezzo di legno; esaminando il dono e svolgendo la treccia il vescovo rimase sbalordito nello scoprire che il piccolo asse ligneo era interamente coperto di geroglifici. Il vescovo Jaussen scrisse immediatamente a padre Hippolyte Roussel, residente sull'Isola di Pasqua, esortandolo a raccogliere tutte le tavolette che avesse rinvenuto e a cercare qualcuno tra i nativi che fosse ancora capace di leggerle. Delle centinaia di tavolette e iscrizioni cui aveva alluso Eyraud nella sua relazione di appena quattro anni prima, risultavano esserne rimasti ormai solo pochissimi esemplari. Secondo alcuni la più gran parte delle iscrizioni rongorongo fu bruciata su sollecitazione dei primi missionari che (senza consultare i superiori) le avrebbero considerate un relitto negativo del passato paganesimo;10 secondo altri un gran numero di tavolette fu invece nascosto dagli isolani per preservarle dalla distruzione. Oggi però nessuno può dire con esattezza come andarono le cose; del resto delle due ipotesi una non esclude l'altra (infatti negli anni successivi a Jaussen "saltarono fuori" diverse altre tavolette). 10 Così, esplicitamente, Thomson, Te Pito Te Henua, cit., p. 514. |