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210Giulio M. Facchetti

Tale creazione ex novo può essere del tutto autonoma (caso rarissimo, come visto), oppure "ispirata" da una copia d'idea. Si possono presentare tre casi di copia d'idea, a seconda che venga trasmessa la generica idea di scrittura (ciò dovrebbe essersi verificato nella creazione della scrittura cinese e forse anche di quella geroglifica egiziana), l'idea del fonetismo (è il caso della creazione dei sillabari cretese e cherokee) o l'idea del fonetismo alfabetico (così, ad es., per l'alfabeto ogham irlandese).29

     Come detto, dunque, il rongorongo non può essere che una creazione del tutto autonoma oppure una creazione ex novo per copia dell'idea di scrittura; la seconda possibilità è, dal punto di vista statistico, più verosimile, anche se, in entrambi i casi, si tratta di un evento eccezionale, anzi unico, per l'intera Oceania.

     La tradizione orale riferisce che la scrittura rongorongo fu portata sull'isola dai primi colonizzatori polinesiani guidati dal re Hotu Matu'a, che, secondo la leggenda raccolta da William Thomson nel 1886, avrebbe recato con sé 67 tavolette iscritte. L'attendibilità di questi racconti è comunque molto bassa, considerato che lo spopolamento "post-contatto" assottigliò il numero dei nativi fino a 111 persone (nel 1877), il che, assommato all'opera di cristianizzazione, determinò certamente uno iato enorme con la precedente e originaria cultura indigena, essendo fisicamente scomparsi i più competenti depositari delle conoscenze ancestrali (tra cui quella del funzionamento del codice scritto). Perciò oggi non si sa quanto di questi miti rapanui sia antico e quanto sia stato elaborato successivamente al contatto con gli occidentali; del resto, anche se si dimostrasse l'antichità di tali racconti, la loro veridicità (anche soltanto in nucleo) non sarebbe automaticamente acquisita.


29 Per tutta la questione cfr. supra.


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