ANTROPOLOGIA DELLA SCRITTURA | 219 |
Varie volte il segno 040, che potremmo in questo contesto traslitterare come po "notte", è associato ad altri segni che sembrano funzionare proprio come complementi fonetici per trascrivere (in tutto o in parte) il nome proprio di ciascun po. Guy ha mostrato come tali complementi fonetici si possano davvero decifrare in base alla lettura in rapanui, rivelando sorprendenti corrispondenze con i nomi trasmessici da Thomson e gli altri. La presenza delle sequenze di sei e di cinque notti anonime (kokore: dalla terza all'ottava e dalla sedicesima alla ventesima del calendario della Mamari) ricalca esattamente quella del calendario tramandato. Questi argomenti, con i seguenti, sono una prova irrefutabile del fatto che la lingua soggiacente è proprio l'antico rapanui. Lo stesso segno 152 della luna piena (omotohi: quindicesima notte), reca inscritto il disegno del "cuoco sulla luna" (ossia una figurina antropomorfa con tre pietre rappresentanti l'umu, il forno interrato polinesiano), personaggio tipico delle leggende della Polinesia. Tra le identificazioni di Guy spicca l'impiego fonetico del segno 600, raffigurante un uccello fregata (taha: così letto anche nella lista di Jaussen, p. 4), qui usato, in base al principio acrofonico, per trascrivere la sillaba ta per Ta(ne), nome della ventiquattresima notte; convincente è anche la lettura hua per 074f, in cui si deve riconoscere un frutto o uno scroto, nelle lingue polinesiane ugualmente indicabili con la parola hua, corrispondente al nome della decima notte della tradizione. Altri complementi grafici possono essere non fonetici ma logografici, come per esempio logogrammi sono (per lo meno qui) i segni 040 po "notte" e 152 (o)motohi "luna piena". |