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ANTROPOLOGIA DELLA SCRITTURA221

     Per chi ha qualche pratica delle tecniche di decifrazione di scritture scomparse risulta chiaro a questo punto che, esattamente come per la scrittura maya, anche per il rongorongo la decifrazione non può consistere nella scoperta di una "chiave" miracolistica che consenta di ricostruire "di colpo" il funzionamento dell'intero sistema; si tratta invece di recuperare pazientemente, attraverso una serrata, difficile e lunga analisi combinatoria, il valore (fonetico e/o logografico) di ciascun segno, a partire da sostegni affidabili come quelli forniti dal calendario della Mamari.

     Gli esperti in questo campo dovranno essere dotati di competenze di linguistica storica e comparativa delle lingue austronesiane, e polinesiane in particolare, e della consapevolezza degli universali tipologici deducibili dal confronto con le altre scritture ideografiche conosciute.

     Contrariamente allo scetticismo espresso dallo stesso Guy, nel corso di questo lavoro si potranno utilizzare, sia pure con le dovute cautele, le "letture" di Metoro e la lista di Jaussen, come elementi complementari di "ispirazione" e di conferma nell'individuazione dell'oggetto o del concetto rappresentato dai diversi segni; particolarmente eclatante è la lettura higa "cadere" per l'aniconico 078 (lista di Jaussen, p. 10), che si attaglia benissimo all'interpretazione, deducibile combinatoriamente, del già citato trigrafo 008.078.711.

     Si è precisato come le "letture" di Metoro (e la lista di Jaussen) siano utilizzabili come "elemento ausiliario" (con tutti i limiti denunciati) per cercare di identificare segni ambigui e comunque poco o per niente iconici (per esempio i glifi per henua "terra" o per vai "acqua", da verificare nei rispettivi contesti).


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