224 | Giulio M. Facchetti |
Quantunque l'interessante idea di Fischer circa il Santiago Staff sia stata ampiamente propagandata (anche in sedi scientifiche) come la "decifrazione" o l'individuazione della "stele di Rosetta" del rongorongo, le obiezioni mosse da Guy contro detta ipotesi risultano invero fondate. Non c'è dubbio che l'individuazione (operata da Fischer) di altri possibili "canti cosmogonici" in tavolette diverse dal Santiago Staff, prive (!) del "simbolo fallico" .076, sia un procedimento scientificamente inaccettabile. Oltre a varie incoerenze, Guy rileva che la pressoché certa genealogia identificata nel 1956 da Nikolai Butinov e Yuri Knorozov (l'iniziatore della decifrazione della scrittura maya) sulla tavoletta G (Small Santiago),38 applicando l'ipotesi Fischer, si trasformerebbe in qualcosa di insensato (con entità che copulerebbero con la stessa persona per ottenere sé stesse).39 La genealogia della Small Santiago si può anzi reputare a tutti gli effetti un altro importante sostegno per proseguire l'analisi combinatoria dei testi rongorongo. Tramite essa si può stabilire e verificare, con grande affidabilità, l'impiego di .076 come suffisso o elemento formante patronimici; di 200 come logogramma o determinativo per "re", "capo" (ariki) o semplicemente "uomo" (tangata); inoltre si ha testimoniato l'uso fonetico di vari segni singoli per la trascrizione di antroponimi (seguendo l'ordine genealogico dal "capostipite": 222, 517a, 730, 280, 730, ecc.). Si potrebbero anche trarre deduzioni importanti sul funzionamento del rongorongo, considerando a fondo la corrispondenza, implicata da detta genealogia, tra la variante "raddoppiata" di 381 e 381-002 (che sarebbero due modi diversi di scrivere lo stesso antroponimo). 38 www.rongorongo.org/rosetta/g.html 39 www.rongorongo.org/rosetta/i.html |